L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, approvata il 25 settembre 2015 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità. Essa impegna i governi dei 193 Paesi membri dell'ONU a collaborare per trasformare il nostro mondo, sradicando la povertà in tutte le sue forme e dimensioni, realizzando pienamente i diritti umani di tutti e aggiungendo l’uguaglianza di genere e l’emancipazione di tutte le donne e le ragazze. Una sfida globale, articolata in 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (SDGs nell’acronimo inglese) e in169 target, interconnessi e indivisibili, che bilanciano le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: la dimensione economica, sociale ed ambientale.

Nell’intraprendere questo viaggio collettivo, si legge nel Preambolo del documento, nessuno verrà lasciato indietro.

L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è il punto di arrivo del processo negoziale delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, iniziato nel 1987 con la pubblicazione del Rapporto della Commissione Mondiale su Ambiente e Sviluppo (nota come Commissione Brundtland) Our Common Future “Lo sviluppo sostenibile è quello sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”.

Tappe salienti di questo processo sono la Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile del 2012 che, con il documento “Il futuro che vogliamo” e una straordinaria partecipazione di governi, organizzazioni, imprese e società civile, ha di fatto avviato la definizione dell’Agenda; la conferenza di Addis Abeba sul finanziamento allo sviluppo (luglio 2015); il summit straordinario del 25-27 settembre 2015 e l’approvazione della Risoluzione A/RES/70/1 “Trasformare il nostro mondo: l’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”1 da parte dell’Assemblea Generale dell’ONU e, sempre nel 2015, la Conferenza COP21 di Parigi sul cambiamento climatico.

L’approvazione dell’Agenda 2030 è stata anticipata e sostenuta dall’Enciclica sociale del Papa “Laudato Si” (maggio 2015) per una nuova “ecologia integrale”, in risposta alla crisi ambientale della Terra e alla crisi sociale dell’umanità.

Con l’adozione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, i Paesi membri dell’ONU hanno definitivamente sancito la necessità di una visione integrata della sostenibilità volta a superare i fattori di fragilità su cui poggia la nostra capacità di creare ricchezza, di redistribuirla, di preservare e rinnovare le risorse a cui attingiamo.

Oggi gli obiettivi e i target dell’Agenda 2030 costituiscono un riferimento imprescindibile per governi nazionali, regionali e locali.


L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è oggetto di monitoraggio dall’High-Level Political Forum delle Nazioni Unite e si fonda su quattro principi: Integrazione, Universalità, Partecipazione, Inclusione sociale:

- Integrazione: ogni obiettivo si riferisce ad una dimensione della vita umana e del pianeta e tutti insieme puntano a realizzare quell’equilibrio globale rappresentato dalla sostenibilità dell’intero sistema.

- Universalità: gli obiettivi colgono problemi comuni a tutti i Paesi e ne mettono in evidenza l’interdipendenza poiché, in un mondo globalizzato, le azioni di un Paese si ripercuotono sugli altri.

- Partecipazione: l’Agenda 2030 richiama in modo esplicito le responsabilità di tutti i settori della società, dai governi alle imprese, dalla società civile ai singoli. Tutti possono contribuire al conseguimento degli obiettivi.
- Inclusione sociale: a tutte le persone devono essere garantiti gli stessi diritti e nessuno deve essere lasciato solo.
Ogni Paese, sviluppato, emergente e in via di sviluppo, deve adottare la propria strategia nazionale.