Nel primo inverno del dopoguerra la comunità di Cavezzo si rese protagonista dell’ospitalità di alcuni bambini milanesi e di molti romani, provenienti soprattutto da Roma e Velletri, nell’ambito di un progetto di solidarietà che coinvolgeva in modo più ampio l’intera regione Emilia-Romagna e altri centri del Nord-Italia. La sofferenza e la fame di tanti disagiati, colpiti gravemente dal recente conflitto, fu lenita dalla sensibilità di numerose famiglie cavezzesi che misero a disposizione dei loro ospiti, più o meno giovani, le sostanze – talvolta poche – di cui disponevano. Lo smistamento dei 218 bambini nelle rispettive famiglie avvenne presso la Scuola Elementare del centro; scuola che, unitamente a quelle di Disvetro, Motta e Uccivello, accolse durante le lezioni i bambini in età scolare (quelli troppo grandi non frequentarono) in un clima di disagio, visto l’affollamento determinato dall’alto numero di scolari. Che questa esperienza di ospitalità abbia rivestito un’importanza particolare in tutti coloro che ne furono coinvolti è dimostrato dai molti contatti che nel corso degli anni si sono mantenuti vivi tra le famiglie e i loro ospiti, una volta che questi fecero ritorno alle rispettive case. A poco più di cinquant’anni di distanza, il ritorno a Cavezzo di tanti ex-bambini e la pubblicazione di un libro sulla loro storia hanno rinnovato la forza di questo legame.

Attualmente nessuna delle quattro scuole dell'arch. Masi svolge la funzione di scuola. A seguito degli eventi sismici di Maggio 2012 la scuola di Uccivello è ad oggi ancora inagibile.

Bibliografia:
Scuole di Cavezzo, seconda edizioni, a cura di Memi Campana, Lucio Prandini e Alberto Zini, 2020.
I bambini romani del '46, a cura di Luigi Belluzzi e Tito Dotti, 1999.