La storia del Bosco della Saliceta è molto antica. Nel 1149 i monaci ottennero la proprietà del Bosco e iniziarono un’opera di bonifica e prosciugamento delle zone interessate dalle acque stagnanti, scavando canali che, se pur riadattati, esistono tutt’ora e sono funzionali a scolo e irrigazione del territorio. La bellezza e il valore del Bosco della Saliceta suscitarono nel tempo l’interesse di molte persone, anche al fine di sfruttamento. Nel corso dei secoli furono diversi i possessori del Bosco, tra cui gli Estensi, che lo utilizzarono nella seconda metà del XV secolo, descrivendolo come il bosco più esteso che si potesse trovare nella Pianura Padana.
Già nel 1022, il Bosco prese il nome ‘Saliceta’ per sottolineare la particolare presenza di una folta vegetazione difficile da penetrare, governata da diverse specie ad alto fusto, come salici, roveri, frassini, pioppi, olmi, sorbi, peri e meli selvatici. All’interno del Bosco, venne inoltre stabilita, dopo il 1387, una riserva di caccia: vi erano fagiani, lepri, cervi, daini, caprioli e volpi, nonché vari rapaci come falchi, civette, oltre a martore, donnole e puzzole. L’animale per eccellenza però era il cinghiale, presente in gran numero. Il Bosco della Saliceta, nei secoli, venne sempre più ridotto di dimensioni per l’interesse nel trasformarlo in un territorio coltivabile per il sostentamento della popolazione. Nel 1950 un ulteriore disboscamento diede la possibilità ad ottanta braccianti di costruire le proprie abitazioni.

Circa trent’anni fa, alcuni proprietari dei terreni sui quali una volta si trovava il Bosco della Saliceta, attraverso nanziamenti legati alle rinaturalizzazioni o per loro iniziativa, decisero di ricreare sulle loro proprietà piccole aree a Bosco. Attualmente le Amministrazioni locali, con il coinvolgimento dell’Uni-
versità di Bologna, del Consorzio Burana e delle Associazioni del territorio, si sono attivate per valorizzare questo particolare luogo attraverso ipotesi progettuali al fine di dare maggiore impulso agli investimenti forestali.

Come tutta la pianura, l’area è attraversata da canali, impianti e manufatti di regolazione che hanno la funzione di allontanare l’acqua meteorica in eccesso e di distribuire risorsa idrica alle coltivazioni. In particolare, il Bosco è interessato dai canali Vallicella e Fiumicello, dalla Fossa Bosco, dalla Fossetta di Camposanto e dal Cavo Dogaro, nonché dalla presenza dell’Impianto pluvirriguo ‘Bosco della Saliceta’ e di ‘sostegni ’. L’ambito è quello del Bacino delle Acque Alte in Sinistra Panaro che fa capo al Diversivo di Burana.

Per conoscere tutta la storia della Bosco della Saliceta consulta il sito web: https://www.albarnardon.it/bosco-della-saliceta-la-sua-storia/